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La politica fuori dalla scuola!

Nella scorsa edizione del Mattino abbiamo potuto leggere di come in una scuola media del luganese un docente ha un metodo di insegnamento della civica tutto suo. 

Ovviamente avviene attraverso delle informazioni tendenziose e anche sbagliate che screditano i partiti o i movimenti come la Lega dei Ticinesi.

Personalmente questa cosa mi ha proprio infastidito e la trovo inaccettabile.

Mi pare una chiara forma di indottrinamento scolastica atta ad inculcare il seguente concetto: la sinistra è un bene e la destra un male.

Sta a noi genitori controllare e denunciare episodi come questo.

Mi sembra chiaro ora il perchè certi partiti di sinistra spingono il voto a partire dai 16 anni.

Invece di concentrarsi sui livelli A e B, il Consigliere di Stato Bertoli farebbe bene a verificare che cose come queste non accadano più.

Andrea Sanvido
Vice Capo Gruppo LegaLugano



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Come difendere chi non ha rispetto nemmeno per i morti?

Nel corso di questa settimana vi è stato l’ennesimo vile attacco al nostro compianto sindaco Marco Borradori da parte di ignoti, che ancora una volta hanno dimostrato tutta la loro pochezza. Sulle colonne di cemento depositate fuori dall’ex macello è infatti apparsa una scritta «il molino vive, Borradori no».

Questa frase non fa che confermare che qualsiasi tipo di dialogo con queste persone non può essere fatto.

Lo stesso giorno anche Michele Foletti è stato oggetto di minacce verbali da parte di una giovane ragazza che gli ha dato addirittura del fascista.
Di questi fatti la cosa che più mi lascia l’amaro in bocca è la totale assenza di comunicati o prese di posizione da parte di quei partiti che sin dal principio si sono schierati apertamente in difesa dei molinari (PS e verdi su tutti) e che hanno denunciato il municipio e lo hanno tempestato a suon di interpellanze nell’ultimo anno su questa tematica.

Sono proprio loro che a mio avviso avrebbero dovuto presentare al Municipio di Lugano degli interlocutori per una possibile discussione sul tema dell’autogestione. Ad oggi abbiamo solo visto il tentativo di mediazione in occasione dell’ultima occupazione illegale di dicembre con la ragazza sul tetto.

Ma come si può restare indifferenti davanti a queste parole? Come si può difendere chi non ha alcun rispetto nemmeno per i defunti? Io sono davvero senza parole. Ma per tutto l’affetto che provo per Marco non posso rimanere in silenzio.

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Leonardo Bussi – Prossima Fermata – Lugano!

Una volta consegnata alle pagine dei libri di storia l’epoca del coronavirus, rimarrà il tema di quale futuro vorremo dare alla nostra città ed ai nostri figli.

Io, nel mio piccolo, una chiara idea me la sono fatta: Lugano deve tornare a pensare in grande, a guardare al futuro con fiducia. Ora più che mai, Lugano deve diventare una città dinamica, un polmone economico per tutto il Ticino capace di attirare a sé persone, capitali ed interessi dai quattro angoli del globo.

Proprio adesso che si parla di vaccinazioni e di riaperture è ora di guardare avanti, tirarsi su le maniche e, con determinazione, tanta determinazione, rimettere in moto la locomotiva luganese. Un primo passo è stato fatto con il progetto del Polo Sportivo. Ne servono altri ed in tempi rapidi. Dovremmo ricominciare dal recupero dei cantieri abbandonati e mai completati, che deturpano il tessuto cittadino. E ancora dal rilancio del turismo (fondamentale, non mi stanchero’ mai di dirlo), passando per gli investimenti su grandi eventi e pubblicità (l’anima del commercio), allo scopo di far conoscere Lugano quale luogo di divertimento e di vacanza di incredibile bellezza. Ma servono anche sostegni mirati ai piccoli commercianti – soprattutto professionisti ed artigiani che vanno sostenuti ed accompagnati per rimettersi in piedi dopo la pandemia – e un ampliamento delle misure di protezione sociale a favore delle fasce più deboli della popolazione, indirizzati, specialmente, verso chi ha perso il lavoro durante la pandemia. Non va trascurato un aspetto fondamentale: Lugano è grande solo se è davvero di tutti.

Dobbiamo aspirare alla costruzione di un modello di sviluppo diffuso ed integrato, creando le condizioni economiche e sociali migliori possibili per favorire, da un lato, l’aumento della popolazione e, dall’altro, l’apertura di nuove attività economiche sul territorio comunale.

Non ci illudiamo, infatti: non si va da nessuna parte senza coesione politica e sociale e, soprattutto, se ci si dimentica del problema demografico. Lugano deve tornare a crescere anche nella sua popolazione. Questo incremento significherebbe per la città maggiori tasse, maggior fatturato per i commerci, creazione di nuovi posti di lavoro per i nostri giovani, più alunni nelle scuole e, in generale, un circolo virtuoso di espansione umana e di rafforzamento del quadro economico generale.

Ma non solo. Lugano deve anche esprimere un’immagine grande, all’altezza delle sue ambizioni e delle aspettative dei suoi abitanti, specialmente dei più giovani.

In passato si era parlato di ruote panoramiche, di un lounge bar sul tetto del LAC o di riattivare la Scalinata degli Angioli. Sono tre idee con cui mi trovo profondamente d’accordo. Ne aggiungo anche una quarta: piantare nuovi alberi nelle piazze, nei giardini spogli e nelle vie dei quartieri dove mancano o sono stati ridotti gli spazi verdi, spesso cancellati dallo sviluppo edilizio (penso, in particolare, ad alcune aree di Cassarate o di Viganello).

Più verde significa, infatti, miglior qualità dell’aria, ma anche una città più bella ed una migliore qualità della vita per tutti noi.

Qualità della vita, crescita economica, protezione sociale, inclusione sociale. Sono tutti temi strettamente connessi: i sentieri che deve perseguire la buona politica, un’amministrazione comunale sapiente che possa essere in grado di forgiarli in un unico, grande piano di sviluppo in grado di rilanciare una città che guarda al futuro senza timore e senza imbarazzo. Nel mio piccolo, e con la massima umiltà, intendo impegnarmi perché questa nostra locomotiva torni a correre ancora più forte di prima. Prossima Fermata: Lugano!

Leonardo Bussi
Candidato al Consiglio Comunale
Lista Nr.12 – Candidato Nr. 10

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Elezioni Comunali 2021 News

Andiamo a votare LEGA

Le elezioni comunali sono un appuntamento fondamentale per la Lega dei Ticinesi!

Vicinanza al territorio, attenzione ai problemi quotidiani della gente, pragmatismo, sono da 30 anni i punti forti del nostro Movimento.

Come sempre, anche questa volta, DOBBIAMO COMPATTARCI E REMARE!

Il terzo seggio leghista in municipio è a rischio, così come la rappresentanza in consiglio comunale.

Adesso più che mai, con la crisi in arrivo, c’è bisogno di Lega!

Affinché gli aiuti pubblici vadano a chi ne ha bisogno, affinché il LAVORO per i ticinesi torni in cima alla lista delle priorità politiche, affinché i contribuenti non vengano rapinati con tasse e balzelli con la scusa del covid.

SÜ I CALZETT!
NON MOLLIAMO!
FORZA LEGA

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Lorenzo Quadri – La promozione dell’occupazione a Lugano

Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica, in Ticino nel 2020 il numero di fallimenti sarebbe diminuito del 18.2% rispetto al 2019.

Il calo è dovuto, evidentemente, agli aiuti statali. Ma questi prima o poi finiscono. A quel momento bisogna attendersi chiusure a catena. Con tutte le conseguenze del caso. Anche occupazionali.

E’ quindi chiaro che a Lugano (e non solo a Lugano)

nella prossima legislatura la prima priorità della politica dovrà essere il lavoro per i residenti.

Gli aiuti sociali del comune, come pure i suoi interventi a promozione dell’occupazione, devono essere complementari alle misure già esistenti a livello cantonale e federale, e non sovrapporsi ad esse: altrimenti il risultato è quello di “sgravare” il Cantone o la Confederazione, senza però portare vantaggi al cittadino.

Le misure di promozione dell’occupazione devono essere durature nel tempo ed articolarsi in numerosi interventi seguendo tre assi: accompagnamento, formazione e collocamento. Sono necessari diversi modelli di aiuto oltre che partenariati tra ente pubblico, privati e associazioni.

Gruppi particolarmente a rischio risultano essere, e non sorprende, i giovani tra i 18 ed i 25 anni che non studiano e non lavorano, oltre che i disoccupati “over 50”.

Lugano già dispone del servizio LuganoNetwork (LN), attivo da 11 anni nella consulenza, nell’orientamento e nel collocamento di luganesi in cerca di impiego. Con la sua banca dati di oltre 4000 curricula, LN si propone come partner delle aziende sul territorio; è direttamente in contatto con quasi 500 di esse.

Da luglio 2020 è aperto lo Spazio Lavoro, un ambiente gratuito attrezzato per le persone alla ricerca di un impiego o di una nuova formazione, con una consulente a disposizione degli utenti. E’ inoltre stato sensibilmente aumentato il numero di programmi AUP (Attività di utilità pubblica) e di stage professionali all’interno dell’amministrazione comunale e degli enti che da essa dipendono.

Prossimamente LuganoNetwork, Spazio Lavoro ed il Servizio accompagnamento sociale verranno raggruppati in una nuova sede, sotto lo stesso tetto, così da migliorare l’interazione con l’utenza e tra i servizi.

Gli ambiti di intervento contro la povertà in cui Lugano è attiva sono in particolare la promozione dell’occupazione, la gestione del budget e la lotta all’indebitamento, la consulenza e l’accompagnamento puntuale e – da ultimo ma non certo per ultimo – la conciliabilità famiglia-lavoro, che previene la povertà permettendo ad entrambi i genitori di continuare a lavorare.

Le varie associazioni presenti sul territorio sono inoltre coinvolte nel “tavolo di lavoro sulla povertà”, che permette di colmare i limiti del sistema sociale, oltre che di scambiarsi esperienze e conoscenze.

Un sistema articolato e mirato, che costituisce un importante valore aggiunto per i cittadini di Lugano e che andrà rafforzato nel corso della prossima legislatura.

Lorenzo Quadri, municipale di Lugano

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Sabrina Aldi – Valorizziamo i quartieri e rilanciamo la nostra ristorazione

L’emergenza COVID-19 ha messo in ginocchio comparti dell’economia ticinese molto importanti. Senza ombra di dubbio uno dei settori economici più colpiti, se non in assoluto, quello più colpito, è il settore della ristorazione e dei bar.

Da prima di Natale bar e ristoranti sono stati chiusi a causa della pandemia e ormai sono più di tre mesi che questi locali pubblici sono fermi, in attesa di una riapertura che non si sa ancora quando arriverà.

È inutile raccontare bugie e favole: molti esercizi pubblici non riusciranno, purtroppo, a riaprire, proprio a causa dei mancati introiti dovuti alle chiusure. Uno studio indica che su scala nazionale non riuscirà a riaprire all’incirca il 20% dei locali pubblici.

L’anno scorso, dopo il lockdown, la riapertura ci ha mostrato un centro di Lugano vivo, con bar e ristoranti ben frequentati, sia dai molti turisti romandi e svizzero tedeschi, sia dagli stessi luganesi. Ciò è sicuramente stato molto positivo per gli esercizi pubblici del Centro, ma Lugano è una grande Città e non per tutti i locali pubblici dei molti quartieri la ripresa dell’attività in estate è coincisa con un importante giro d’affari.

Quest’anno ci sono buone possibilità che i numeri nel settore del turismo si ripeteranno. È chiaro che il “prodotto” turistico che verrà offerto da Lugano Region e Ticino Turismo sarà incentrato (anche se non esclusivamente) sul Centro e il Lungolago, elementi fondamentali per una strategia turistica vincente per Lugano.


Bisogna però pensare anche a tutti gli esercizi pubblici dei quartieri periferici che devono poter beneficiare di un adeguato supporto per il proprio rilancio.


Personalmente ritengo, oltre alla concessione laddove possibile di spazi pubblici gratuiti, che due proposte potrebbero dare un buon aiuto ai locali pubblici dei quartieri periferici.


La prima, è quella di prendere spunto dall’iniziativa del Cantone e di Banca Stato dell’anno scorso e distribuire dei buoni a tutta la sua popolazione da utilizzare nei ristoranti dei quartieri esterni al Centro. Questo perché, come detto, i ristoranti del centro città potranno verosimilmente beneficiare del lavoro di Lugano Region/Ticino Turismo, mentre i locali dei quartieri periferici, oggettivamente, potranno godere meno degli effetti del turismo.

Non possiamo dimenticarci che in quartieri come Viganello, Molino Nuovo, Pregassona, Cadro, la Valcolla, Carona, e in tutti gli altri quartieri, gli esercizi pubblici, assieme ai commerci, danno vita, socializzazione e sono luoghi fondamentali di aggregazione che se chiudessero trasformerebbero queste zone di Lugano in semplici quartieri dormitorio. È importante non sottovalutare la loro funzione per garantire un’adeguata qualità di vita nei diversi quartieri di Lugano.

La seconda proposta che ritengo importante realizzare è quella di un “decentramento” delle attività ricreative/culturali su tutto il territorio di Lugano, portando nei quartieri alcune attività ricreative che animano la vita della Città.

In questo senso il “Long Lake Festival”, essendo un evento indirizzato sia ai giovani che alle famiglie, si presta molto bene ad un “decentramento” nei quartieri e offrirebbe a quest’ultimi un’animazione che porterebbe anche luganesi che vivono altrove. Perché non decentrare alcune attività ed eventi del “Long Lake Festival” nel quartiere di Viganello, piuttosto che Davesco, piuttosto che Sonvico o Breganzona? Un’abitante di Besso, potrebbe passare una serata a Carona perché interessato ad un determinato evento e intanto conoscere meglio i locali pubblici di quel quartiere e semmai tornarci.

Io che abito a Davesco (e in passato ho abitato a Molino nuovo) sono molto attenta a voler “far vivere” tutta la Città, non solo il Centro. Se da una parte è comprensibile che alcuni eventi, quelli più orientati ai turisti, si svolgano nella zona più centrale di Lugano, è anche vero che Lugano non ha solo un “salotto” da valorizzare, ma un’intera Città, fatta di quartieri, alcuni molto popolosi, altri meno, ma tutti con le loro peculiarità e ristoranti, bar e spazi pubblici che meritano un’adeguata attenzione e valorizzazione.

Sabrina Aldi

Granconsigliera per la Lega dei ticinesi
Candidata al Municipio di Lugano, lista 8 n. 4

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Sabrina Aldi – Emergenza terziario: introdurre l’obbligo di risiedere in Ticino

Oltre all’emergenza Covid-19, in Ticino permane l’emergenza occupazionale, già presente prima della pandemia ma che rischierà di essere ancora più “violenta” e mietere più “vittime” nel periodo post pandemico.


L’ufficio federale di statistica dopo aver pubblicato una perdita di 10 mila posti di lavoro in Ticino (su 23 mila a livello federale) ha corretto i dati a “soli” 4 mila posti di lavoro su 17 mila impieghi persi su scala nazionale, ovvero il 23.5% dei posti di lavoro persi complessivamente, nonostante il Ticino abbia più o meno il 4% della popolazione della Svizzera!

Detto altrimenti, ben un posto di lavoro su quattro è stato perso in Ticino.

Non solo. A preoccupare nel nostro Cantone è soprattutto il terziario. Infatti, dei 3500 impieghi persi a livello nazionale nel terziario, il nostro Cantone ne ha persi ben 3100, la stragrande maggioranza!

Questi dati dimostrano che, nel nostro Cantone più che altrove, c’è un terziario che soffre e che abbiamo una vera e propria emergenza.

Come donna sensibile al tema della parità, non posso sottacere che ben 2900 posti di lavoro sono stati persi dalle donne, che oltre ad essere meno pagate, sono quindi anche le prime ad essere licenziate.

Non vi sono dati specifici per Lugano, ma è chiaro che, se la crisi economica mette in ginocchio il terziario, Lugano, che da sempre è la capitale ticinese del terziario, sta pagando il conto più alto di tutto il Cantone. A preoccupare inoltre deve essere anche il dato divulgato la scorsa settimana, che indica che il 5% (uno su 20) della popolazione luganese è in uno stato di povertà.

Ora bisogna con il rilancio occupazionale ed economico della Città. Allo stesso tempo, bisogna assolutamente frenare l’incremento costante di frontalieri. Come leghisti abbiamo sempre sostenuto “prima i nostri“, ed è giunto il momento di attuare questa proposta politica.

Già nel mese di marzo 2020, a nome della Lega, chiedevo a livello cantonale un blocco del rilascio di nuovi permessi G proprio in vista della crisi occupazione che sarebbe stata aggrava dalla pandemia. Già allora si poneva l’accento sull’eccessiva dipendenza dalla manodopera estera e sulla pressione da sud.


In un momento storico come quello attuale, bisogna avere il coraggio di prendere delle misure incisive. Come richiesto a marzo 2020, oggi più che mai è necessario bloccare il rilascio di nuovi permessi G a livello cantonale. Per quanto riguarda invece il settore pubblico e parapubblico, è fondamentale che venga applicata in maniera rigorosa la preferenza indigena sia a livello cantonale che comunale. Qualora non si riuscisse a reperire sul nostro territorio mano d’opera qualificata e fosse necessario reperire personale frontaliero, deve essere introdotto l’obbligo di trasferirsi entro 2 anni dall’assunzione. Questa imposizione andrebbe applicata oltre al settore pubblico cantonale e comunale anche al settore sanitario (finanziato dai cittadini tramite il sistema Lamal), alla SUPSI (dove il numero di frontalieri non è per nulla giustificabile) ma anche alle aziende partecipate e, più in generale, a tutti quei settori finanziati dal pubblico.

In una crisi occupazionale senza precedenti, che tocca in maniera importante il terziario, è necessario avere il coraggio di prendere decisioni forti a tutela della nostra popolazione e dei nostri cittadini. Questa pandemia ha modificato gli assetti a livello mondiale e la libera circolazione è stata ripetutamente sospesa dalle altre nazioni per tutelare la salute. Ora, si tratta di fare la stessa cosa per salvare il nostro mercato del lavoro. Una misura come questa potrebbe rilanciare il mercato del lavoro, i consumi interni e risolvere il gravoso problema dello sfitto, ma sarebbe soprattutto una misura di equità per la popolazione ticinese.

Sabrina Aldi

Granconsigliera per la Lega dei ticinesi

Candidata al Municipio di Lugano, lista 8 n. 4

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Mauro Gaggini – Besso, LaPosta ed il declino del gigante giallo

C’era una volta, accanto alla stazione di Lugano, un moderno palazzo di proprietà dell’allora regia federale PTT. 

Si trattava del più importante ufficio postale del luganese dove quotidianamente venivano smistate migliaia di lettere e pacchi e con costruttiva collaborazione con le FFS, il tutto veniva trasportato nel pieno rispetto ambientale su rotaia.

Il servizio per gli abitanti del quartiere di Besso era garantito da numerosi sportelli (sempre coperti) e da funzionari competenti.

Con l’andare degli anni le cose sono inesorabilmente peggiorate, gli uffici postali sono stati trasferiti e gli sportelli diminuiti e mai aperti nella totalità, l’atrio trasformato in una specie di bazar dove vengono venduti gli articoli di ogni tipo.

Il moderno palazzo venne abbandonato e lasciato in desolante degrado perché i centri di smistamento vennero delocalizzati in aree industriali e il tutto viaggia su inquinanti autocarri.

Gli attuali laureati manager dell’azienda, probabilmente con disturbi d’insonnia, cosa possono fare per passare la notte? Pensano. Ed ecco che nella loro testa partoriscono idee geniali, come quella

di relegare l’ufficio postale di Lugano Besso in un’angolo di una farmacia e perdipiù totalmente priva di parcheggio.

Pur tralasciando l’infelice ubicazione, i problemi nascono dalla totale incompetenza del personale,  però per pratiche leggermente più complesse dell’acquisto di un francobollo, gli utenti vengono invitati a rivolgersi alla Posta(?) chiaro, perché chi sta dall’altra parte dello sportello di formazione è farmacista(???).

Sono sicuro che qualquno almeno una volta si sia posto la domanda di come può un’azienda, dove la confederazione è azionista di maggioranza, in questi difficili momenti anziché promuovere una politica keynesiana, si accanisca a dispensare disservizi agli utenti e sempre più precarie condizioni di lavoro ai propri dipendenti.

Da alcuni anni La Posta non offre più contratti al 100% ma assume solo personale al 80/90% e i collaboratori sono costretti a massacranti turni di lavoro accumulando un numero spropsitato di straordinari compensati con ore di libero.

Questa scellerata strategia aziendale oltre a generare montagne di lamentele tra gli utenti non aiuta certo a rissolevare un sempre più precario mercato del lavoro nazionale.

Sono convinto che un giovane padre di famiglia preferirebbe avere un sano contratto al 100% ed incassare qualche franco in più di stipendio, anzichè di uno a tempo ridotto con turni improponibili e compensi vacanze scelti dal datore di lavoro, oppure, perché non permettere a disoccupati ultra cinquantenni di reinserirsi nel mondo del lavoro? Queste soluzioni, oltre a migliorare la condizioni di moltissime famiglie, permetterebbero alla confederazione ed agli enti pubblici di risparmiare molti denari che andrebbero a finire in programmi a sostegno all’occupazione.

Purtroppo alla testa del gigante giallo i manager pensano solo a riempirsi le tasche infischiandosene di rappresentare uno degli ormai ex- simboli della perfezione svizzera anzi per completare l’opera hanno pensato di mettere alla testa dell’azienda il sig. Cirillo, di note origini campane, con un bellissimo curriculum vitae ma con nessuna esperienza nel ramo postale e poi ancora ci domandiamo perche le cose sono in eterno peggioramento? Un bel sig. Müller attintente da Thalwil cresciuto in azienda sicuramente avrebbe messo a disposizione la sua esperienza pratica e non teorica in favore di utenti e collaboratori. Ma in fondo per La Posta una bella laurea alla Columbia Business School di New York fa più figo, tanto dei clienti, chi se ne frega!!!

Mauro Gaggini
Candidato al Consiglio Comunale

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Andrea Sanvido – No al coprifuoco.

Innanzitutto ringrazio le forze dell’ordine che sono intervenute alla foce e hanno tenuto sotto controllo la situazione e ringrazio anche i giovani che non hanno avuto bisogno di divertirsi utilizzando la violenza per sfogarsi. Sono molto sincero, l’aggressività e la maleducazione che ho visto nei filmati di quel fatidico sabato sera mi preoccupa moltissimo.
Poteva scapparci qualche cosa di molto grave se solo una delle bottiglie fosse arrivata in testa a qualcuno. A me dispiace molto perché vedo proprio che manca il senso di rispetto verso le autorità.

Dobbiamo iniziare ad isolare i violenti affinché gli altri capiscano che è stupido e controproducente essere fermati e sanzionati. Sanzionare penalmente queste persone potrebbe essere un eccellente deterrente per gli altri. 

Il coprifuoco avrebbe come obiettivo quello di contenere i ritrovi serali ma credo che non sia quello che la città deve fare.
A mio avviso la chiusura non dev’essere necessariamente una soluzione, soprattutto arrivati a questo punto della pandemia dove tutti quanti siamo stufi di non poterci sentire liberi come lo eravamo prima.


Bisogna essere bravi a gestire questa situazione con una pianificazione migliore e con maggior controllo. Non condivido l’idea di accanirsi su ristoratori o esercenti per gli assembramenti da caffè o aperitivo, quando si tollerano situazioni come quella della foce. Non si possono avere due pesi e due misure.  Abbiamo visto lo scorso anno che quando gli spazi alla foce venivano organizzati tramite riservazione e controlli all’entrata, degli episodi simili non capitavano. Ecco perché dobbiamo concentrarci nuovamente su un’offerta di questo tipo aggiungendo anche un presidio in luogo. 

Andrea Sanvido
Vice capo gruppo LegaLugano
Candidato 25

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Sabrina Aldi – Quel disagio giovanile che deve far riflettere

La recente cronaca giudiziaria indica un aumento di atti di violenza che toccano soprattutto i giovani o giovanissimi. Oltre alle aggressioni di questi ultimi mesi, sfociate in incarti penali con tanto di fermi, vi sono da più parti campanelli di allarme che indicano come il disagio sia in forte aumento. Gli operatori del settore sono concordi nell’affermare che la situazione è preoccupante e la stampa si è chinata a più riprese sulla problematica. I recenti fatti avvenuti alla Foce di Lugano confermano, purtroppo, questa tendenza.

Se da un lato ho provato una forte indignazione per le immagini viste perché credo che nessuna situazione, mai, possa giustificare la violenza gratuita contro le forze dell’ordine, dall’altro credo che le forze politiche debbano riflettere seriamente e cercare delle soluzioni.

Per questi motivi, con i colleghi Fiorenzo Dadò e Nicola Corti, ho inoltrato negli scorsi giorni una mozione al Consiglio di Stato che chiede di organizzare con la massima urgenza un “tavolo di lavoro” efficace e concreto che coinvolga più profili e più attori al fine di trovare un approccio trasversale e condiviso al problema del crescente disagio giovanile e che presenti un Rapporto comprensivo di misure efficaci e immediatamente applicabili.

Il tema però, oltre che coinvolgere le autorità politiche cantonali deve coinvolgere anche quelle comunali e non solo per arginare l’attuale disagio psicologico. Quanto sta accadendo deve portare la politica ad interrogarsi anche sulle sfide future che riguardano le nostre città e sulla priorità da dare ai progetti. Infatti, il primo insegnamento che si può trarre da quanto sta accadendo e che i giovani hanno bisogno più di chiunque altro di socializzare e che l’aggregazione è un punto fondamentale per il benessere psicologico delle future generazioni. Si tratta, anche in futuro, di voler dare la giusta importanza al tema. Prendendo proprio spunto da questo presupposto, per quanto riguarda Lugano, è immaginabile ampliare l’offerta dei centri giovanili, sia per quanto riguarda l’offerta delle attività, che per gli spazi che per le fasce di età interessate. Anche le attività sportive all’aria aperta, campi da pallacanestro o calcio sono punti di ritrovo importanti. Il beneficio sarebbe poi doppio, oltre ad essere delle misure a beneficio della salute psicologica dei nostri giovani sono degli importanti aiuti alle famiglie con entrambi i genitori che lavorano e per le famiglie monoparentali.

La pandemia prima o poi finirà, starà a noi decidere di trarre il massimo insegnamento dal difficile momento che stiamo vivendo.

Sabrina Aldi
Granconsigliera e candidata al Municipio di Lugano
per la Lega dei Ticinesi