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Sabrina Aldi – Valorizziamo i quartieri e rilanciamo la nostra ristorazione

L’emergenza COVID-19 ha messo in ginocchio comparti dell’economia ticinese molto importanti. Senza ombra di dubbio uno dei settori economici più colpiti, se non in assoluto, quello più colpito, è il settore della ristorazione e dei bar.

Da prima di Natale bar e ristoranti sono stati chiusi a causa della pandemia e ormai sono più di tre mesi che questi locali pubblici sono fermi, in attesa di una riapertura che non si sa ancora quando arriverà.

È inutile raccontare bugie e favole: molti esercizi pubblici non riusciranno, purtroppo, a riaprire, proprio a causa dei mancati introiti dovuti alle chiusure. Uno studio indica che su scala nazionale non riuscirà a riaprire all’incirca il 20% dei locali pubblici.

L’anno scorso, dopo il lockdown, la riapertura ci ha mostrato un centro di Lugano vivo, con bar e ristoranti ben frequentati, sia dai molti turisti romandi e svizzero tedeschi, sia dagli stessi luganesi. Ciò è sicuramente stato molto positivo per gli esercizi pubblici del Centro, ma Lugano è una grande Città e non per tutti i locali pubblici dei molti quartieri la ripresa dell’attività in estate è coincisa con un importante giro d’affari.

Quest’anno ci sono buone possibilità che i numeri nel settore del turismo si ripeteranno. È chiaro che il “prodotto” turistico che verrà offerto da Lugano Region e Ticino Turismo sarà incentrato (anche se non esclusivamente) sul Centro e il Lungolago, elementi fondamentali per una strategia turistica vincente per Lugano.


Bisogna però pensare anche a tutti gli esercizi pubblici dei quartieri periferici che devono poter beneficiare di un adeguato supporto per il proprio rilancio.


Personalmente ritengo, oltre alla concessione laddove possibile di spazi pubblici gratuiti, che due proposte potrebbero dare un buon aiuto ai locali pubblici dei quartieri periferici.


La prima, è quella di prendere spunto dall’iniziativa del Cantone e di Banca Stato dell’anno scorso e distribuire dei buoni a tutta la sua popolazione da utilizzare nei ristoranti dei quartieri esterni al Centro. Questo perché, come detto, i ristoranti del centro città potranno verosimilmente beneficiare del lavoro di Lugano Region/Ticino Turismo, mentre i locali dei quartieri periferici, oggettivamente, potranno godere meno degli effetti del turismo.

Non possiamo dimenticarci che in quartieri come Viganello, Molino Nuovo, Pregassona, Cadro, la Valcolla, Carona, e in tutti gli altri quartieri, gli esercizi pubblici, assieme ai commerci, danno vita, socializzazione e sono luoghi fondamentali di aggregazione che se chiudessero trasformerebbero queste zone di Lugano in semplici quartieri dormitorio. È importante non sottovalutare la loro funzione per garantire un’adeguata qualità di vita nei diversi quartieri di Lugano.

La seconda proposta che ritengo importante realizzare è quella di un “decentramento” delle attività ricreative/culturali su tutto il territorio di Lugano, portando nei quartieri alcune attività ricreative che animano la vita della Città.

In questo senso il “Long Lake Festival”, essendo un evento indirizzato sia ai giovani che alle famiglie, si presta molto bene ad un “decentramento” nei quartieri e offrirebbe a quest’ultimi un’animazione che porterebbe anche luganesi che vivono altrove. Perché non decentrare alcune attività ed eventi del “Long Lake Festival” nel quartiere di Viganello, piuttosto che Davesco, piuttosto che Sonvico o Breganzona? Un’abitante di Besso, potrebbe passare una serata a Carona perché interessato ad un determinato evento e intanto conoscere meglio i locali pubblici di quel quartiere e semmai tornarci.

Io che abito a Davesco (e in passato ho abitato a Molino nuovo) sono molto attenta a voler “far vivere” tutta la Città, non solo il Centro. Se da una parte è comprensibile che alcuni eventi, quelli più orientati ai turisti, si svolgano nella zona più centrale di Lugano, è anche vero che Lugano non ha solo un “salotto” da valorizzare, ma un’intera Città, fatta di quartieri, alcuni molto popolosi, altri meno, ma tutti con le loro peculiarità e ristoranti, bar e spazi pubblici che meritano un’adeguata attenzione e valorizzazione.

Sabrina Aldi

Granconsigliera per la Lega dei ticinesi
Candidata al Municipio di Lugano, lista 8 n. 4

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Sabrina Aldi – Emergenza terziario: introdurre l’obbligo di risiedere in Ticino

Oltre all’emergenza Covid-19, in Ticino permane l’emergenza occupazionale, già presente prima della pandemia ma che rischierà di essere ancora più “violenta” e mietere più “vittime” nel periodo post pandemico.


L’ufficio federale di statistica dopo aver pubblicato una perdita di 10 mila posti di lavoro in Ticino (su 23 mila a livello federale) ha corretto i dati a “soli” 4 mila posti di lavoro su 17 mila impieghi persi su scala nazionale, ovvero il 23.5% dei posti di lavoro persi complessivamente, nonostante il Ticino abbia più o meno il 4% della popolazione della Svizzera!

Detto altrimenti, ben un posto di lavoro su quattro è stato perso in Ticino.

Non solo. A preoccupare nel nostro Cantone è soprattutto il terziario. Infatti, dei 3500 impieghi persi a livello nazionale nel terziario, il nostro Cantone ne ha persi ben 3100, la stragrande maggioranza!

Questi dati dimostrano che, nel nostro Cantone più che altrove, c’è un terziario che soffre e che abbiamo una vera e propria emergenza.

Come donna sensibile al tema della parità, non posso sottacere che ben 2900 posti di lavoro sono stati persi dalle donne, che oltre ad essere meno pagate, sono quindi anche le prime ad essere licenziate.

Non vi sono dati specifici per Lugano, ma è chiaro che, se la crisi economica mette in ginocchio il terziario, Lugano, che da sempre è la capitale ticinese del terziario, sta pagando il conto più alto di tutto il Cantone. A preoccupare inoltre deve essere anche il dato divulgato la scorsa settimana, che indica che il 5% (uno su 20) della popolazione luganese è in uno stato di povertà.

Ora bisogna con il rilancio occupazionale ed economico della Città. Allo stesso tempo, bisogna assolutamente frenare l’incremento costante di frontalieri. Come leghisti abbiamo sempre sostenuto “prima i nostri“, ed è giunto il momento di attuare questa proposta politica.

Già nel mese di marzo 2020, a nome della Lega, chiedevo a livello cantonale un blocco del rilascio di nuovi permessi G proprio in vista della crisi occupazione che sarebbe stata aggrava dalla pandemia. Già allora si poneva l’accento sull’eccessiva dipendenza dalla manodopera estera e sulla pressione da sud.


In un momento storico come quello attuale, bisogna avere il coraggio di prendere delle misure incisive. Come richiesto a marzo 2020, oggi più che mai è necessario bloccare il rilascio di nuovi permessi G a livello cantonale. Per quanto riguarda invece il settore pubblico e parapubblico, è fondamentale che venga applicata in maniera rigorosa la preferenza indigena sia a livello cantonale che comunale. Qualora non si riuscisse a reperire sul nostro territorio mano d’opera qualificata e fosse necessario reperire personale frontaliero, deve essere introdotto l’obbligo di trasferirsi entro 2 anni dall’assunzione. Questa imposizione andrebbe applicata oltre al settore pubblico cantonale e comunale anche al settore sanitario (finanziato dai cittadini tramite il sistema Lamal), alla SUPSI (dove il numero di frontalieri non è per nulla giustificabile) ma anche alle aziende partecipate e, più in generale, a tutti quei settori finanziati dal pubblico.

In una crisi occupazionale senza precedenti, che tocca in maniera importante il terziario, è necessario avere il coraggio di prendere decisioni forti a tutela della nostra popolazione e dei nostri cittadini. Questa pandemia ha modificato gli assetti a livello mondiale e la libera circolazione è stata ripetutamente sospesa dalle altre nazioni per tutelare la salute. Ora, si tratta di fare la stessa cosa per salvare il nostro mercato del lavoro. Una misura come questa potrebbe rilanciare il mercato del lavoro, i consumi interni e risolvere il gravoso problema dello sfitto, ma sarebbe soprattutto una misura di equità per la popolazione ticinese.

Sabrina Aldi

Granconsigliera per la Lega dei ticinesi

Candidata al Municipio di Lugano, lista 8 n. 4

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Sabrina Aldi – Quel disagio giovanile che deve far riflettere

La recente cronaca giudiziaria indica un aumento di atti di violenza che toccano soprattutto i giovani o giovanissimi. Oltre alle aggressioni di questi ultimi mesi, sfociate in incarti penali con tanto di fermi, vi sono da più parti campanelli di allarme che indicano come il disagio sia in forte aumento. Gli operatori del settore sono concordi nell’affermare che la situazione è preoccupante e la stampa si è chinata a più riprese sulla problematica. I recenti fatti avvenuti alla Foce di Lugano confermano, purtroppo, questa tendenza.

Se da un lato ho provato una forte indignazione per le immagini viste perché credo che nessuna situazione, mai, possa giustificare la violenza gratuita contro le forze dell’ordine, dall’altro credo che le forze politiche debbano riflettere seriamente e cercare delle soluzioni.

Per questi motivi, con i colleghi Fiorenzo Dadò e Nicola Corti, ho inoltrato negli scorsi giorni una mozione al Consiglio di Stato che chiede di organizzare con la massima urgenza un “tavolo di lavoro” efficace e concreto che coinvolga più profili e più attori al fine di trovare un approccio trasversale e condiviso al problema del crescente disagio giovanile e che presenti un Rapporto comprensivo di misure efficaci e immediatamente applicabili.

Il tema però, oltre che coinvolgere le autorità politiche cantonali deve coinvolgere anche quelle comunali e non solo per arginare l’attuale disagio psicologico. Quanto sta accadendo deve portare la politica ad interrogarsi anche sulle sfide future che riguardano le nostre città e sulla priorità da dare ai progetti. Infatti, il primo insegnamento che si può trarre da quanto sta accadendo e che i giovani hanno bisogno più di chiunque altro di socializzare e che l’aggregazione è un punto fondamentale per il benessere psicologico delle future generazioni. Si tratta, anche in futuro, di voler dare la giusta importanza al tema. Prendendo proprio spunto da questo presupposto, per quanto riguarda Lugano, è immaginabile ampliare l’offerta dei centri giovanili, sia per quanto riguarda l’offerta delle attività, che per gli spazi che per le fasce di età interessate. Anche le attività sportive all’aria aperta, campi da pallacanestro o calcio sono punti di ritrovo importanti. Il beneficio sarebbe poi doppio, oltre ad essere delle misure a beneficio della salute psicologica dei nostri giovani sono degli importanti aiuti alle famiglie con entrambi i genitori che lavorano e per le famiglie monoparentali.

La pandemia prima o poi finirà, starà a noi decidere di trarre il massimo insegnamento dal difficile momento che stiamo vivendo.

Sabrina Aldi
Granconsigliera e candidata al Municipio di Lugano
per la Lega dei Ticinesi

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Sabrina Aldi – Non solo mimose


Come donna attiva politicamente, la tematica della parità di opportunità fra uomo e donna è un argomento a me caro.
Negli ultimi anni, è sempre maggiormente sentita l’esigenza di raggiungere un’adeguata parità di genere.
In Gran Consiglio, insieme ad altre deputate e deputati, mi sono battuta per il congedo parentale, perché considero che oggi la parità fra uomini e donne non può prescindere dall’implementazione di quegli strumenti, come il congedo parentale, che permettono una miglior conciliazione del lavoro con la famiglia.
La Lega ha dimostrato sensibilità sul tema della rappresentanza femminile nelle liste, dove, a fronte di tre uscenti, ha deciso di candidare per l’unico posto libero in lista la sottoscritta (gli altri tre posti rappresentano l’UDC). Tuttavia, ritengo essenziale che la politica, anche comunale, faccia molto di più per attuare una parità fra uomo e donna promuovendo maggiormente le donne in politica. Con la mia candidatura voglio lanciare proprio questo messaggio alle donne: canditevi, osate, abbiate coraggio, scendete in campo! 
A livello comunale si può fare molto per la conciliabilità. Sono importantissimi quei servizi di prossimità che permettono alle donne (ma anche agli uomini) di poter conciliare meglio lavoro e famiglia, come mense scolastiche e doposcuola. Ancora più importante è assumere un ruolo proattivo a favore dei nidi e degli asili, tenendo presente che il ceto medio e medio-basso, così come le famiglie monoparentali, non possono permettersi di pagare rette esorbitanti. 
Questo è un approccio poco dogmatico ed ideologico, ma concreto e realizzabile, tipico di chi ha deciso di militare in un partito come la Lega, che alle ideologie privilegia un sano pragmatismo.
Dobbiamo prendere coscienza che per attuare una politica più vicina ai bisogni e alle esigenze delle donne, è importante votare il 18 aprile non solo candidati preparati ma tra questi, soprattutto, donne capaci e motivate, che rappresentino adeguatamente nelle istituzioni politiche “l’altra metà del cielo”
Per questo, a prescindere da quale partito si voglia votare, il mio auspicio è che vengano elette il maggior numero di donne possibile perché credo che sia gli esecutivi che i legislativi comunali ne abbiano bisogno. 

Sabrina Aldi 
vicecapogruppo in Gran Consiglio per la Lega dei ticinesi 
Candidata 4 lista 8 per il Municipio di Lugano