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Boris Bignasca – Soffre la città

Soffre la città. Soffrono i commerci e i ristoratori. E soffre tutta la filiera dei loro fornitori. 

Soffrono anche perché dal Consiglio federale non giungono segnali di speranza o almeno di prospettive. I giorni che ci separano dalla fine del semi-lockdown sono sempre più lunghi e tale scadenza non è affatto certa. 

La crisi pandemica si è innestata su un tessuto economico già fragile e sofferente. Pensiamo solo al settore bancario che da almeno 10 anni non offre più i posti di lavoro e i gettiti fiscali di un tempo, o alla chiusura di diverse negozi, in centro e non. 

Tutto questo si ripercuote anche sulla popolazione della città. Il calo demografico solo nell’ultimo anno è stato dell’1%. E va ad aggiungersi alle diminuzioni degli scorsi anni. Si lascia Lugano per convenienza o per necessità. C’è chi lo fa per trasferirsi in comuni più vantaggiosi fiscalmente – di cui molti sono proprio nella cintura luganese – e chi per trovare un affitto meno caro. Altri ancora devono emigrare Oltralpe in cerca di lavoro.

La fotografia può sembrare inesorabile, me ne rendo conto, ma è necessario un esame di realtà. È necessario sottrarsi dal chiacchiericcio e dalle polemiche che settimanalmente ci propone la politica cittadina, per focalizzarci sui veri problemi. Problemi che esulano dai bisticci tra i partiti, da questo o quel Municipale o da questa o quest’altra decisione del Consiglio Comunale. Sono temi cruciali che, in buona parte, ci troviamo ad affrontare a causa del mondo che cambia o di scelte prese lontano da Palazzo Civico. Solo insieme potremo cercare di risolverli.

Per fortuna all’orizzonte si scorgono anche preziose opportunità da poter cogliere. Grazie al lavoro del Municipio avremo presto l’occasione di far partire cantieri d’importanza strategica, come il nuovo polo turistico al Campo Marzio o il polo sportivo a Cornaredo. Progetti keynesiani che cascano a fagiolo per un grande piano di rilancio post pandemico, che potrà liberare ingenti risorse per le aziende, quindi posti di lavoro, e dare nuove prospettive di sviluppo alla Città.

Stupisce, ma forse non troppo, che in molti si stiano già organizzando, pubblicamente o meno, per sabotare queste opere. Un atteggiamento politicamente miope e piccino che però può provocare un grave danno alle future generazione e che, di certo, non è all’altezza di una Città che ha sempre saputo progettare il suo futuro.

Lugano ha bisogno di segnali positivi, di investimenti pubblici lungimiranti, di politiche fiscali intelligenti che possano attirare nuovi imprenditori, nuove aziende e nuovi posti di lavoro. Chi crede di poter far ripartire la Città, dopo una pandemia, a suon di tasse, di sabotaggi, di sgambetti e di “no”, si sbaglia di grosso e non farà che acuire i problemi e alimentare la sofferenza.

Mi appello alla speranza che la prossima legislatura segni finalmente una svolta. E come la protagonista di “via col vento” invoco un nuovo giorno, una nuova alba.

Boris Bignasca

12 febbraio 2021